2011/04/19

Franco Antonio Belgiorno


Il cuore legato a Modica 

Ora, anche lui è 
"Guardiano di Nuvole"



Ciccio Belgiorno a sedici anni
Autoscatto da Rolleiflex 
di Gino Carbonaro


     È morto a Catania lo scrittore e giornalista Franco Antonio Belgiorno. Aveva sessantanove anni.  Franco Antonio Belgiorno, Ciccio per tutti, era nato a Siracusa, ma vissuto sempre a Modica, città che ha ispirato la sua produzione di scrittore.

    Nel 1969, l’incontro con l’attuale moglie, Brigitte, lo fa trasferire in Germania. Qui vivrà per un trentennio, sperimenterà vari lavori, fra cui quello di interprete, sino a quando approda alla televisione tedesca ZDF come giornalista televisivo.
  
    Viveva nel cuore d’Europa, parlava tedesco, francese, spagnolo, aveva consuetudine di amicizia con uomini eccezionali, quali l’ing. Dieter Portzel, presidente della Control Data Computer, ma lui, Franco Antonio Belgiorno, si riteneva in esilio nella bellissima Wiesbaden. Il suo pensiero era sempre rivolto alla Sicilia, al suo clima, alla sua città, con la quale aveva un rapporto di odio-amore, e al suo Corso Umberto, questa sorta di greca agorà che registra conversazioni e maldicenze  dei suoi habitué: “Tutta la mia vita – dichiarava in una intervista – si riduceva a un desiderio atroce di ritorno; ma appena messo piede in Sicilia desideravo di nuovo fuggire”.

 A Modica, Franco Antonio Belgiorno tornava periodicamente per vivere le sue giornate con chi incontrandolo lo salutava, e gli offriva un caffè. Per i modicani, Franco Antonio Belgiorno era una istituzione: poeta, scrittore, gran parlatore dall’eloquio ammaliante, dalla figura imponente, da uomo di teatro.    
     
     Da un decennio viveva nella villetta di famiglia posta alla fine di cento gradini, sulla collina che fronteggia la cattedrale barocca di San Giorgio. Con gli amici, che lo incontravano presso la libreria “La Talpa” di Francesco Trombadore, Belgiorno parlava di Fernando Pessoa, suo scrittore preferito, dell’Ulisse di Joyce, che possedeva in una ambita collezione in quasi tutte le lingue del mondo; e ricordava il padre, Franco Libero, come lui scrittore e giornalista, autore di un libro sulle chiese di Modica; e parlava spesso del fratello Duccio, prematuramente scomparso, già direttore del locale museo etnografico, disegnatore, musicista e proprietario di una collezione di strumenti etnici, oggi patrimonio prezioso della città di Chiaramonte Gulfi.
   
  Franco Antonio Belgiorno, attivo collaboratore de “Il Gionale di Scicli”, lascia al suo attivo opere letterarie interessanti. Ricordiamo “Il giardino e l’assenza” , “Il Giornale di Scicli” (1996), opera splendida, che rivela la grande sensibilità creativa dello scrittore. “L’arca sicula” libro di racconti pubblicato sempre da “Il Giornale di Scicli” (1997) e in seguito da Sellerio; e ancora “Ore rubate” (1992) edito da Meeting. Ma, fra tutti  va ricordato il libretto “Guardiani di nuvole”, La Grafica (1999), che contiene pagine di sublime elegia in memoria degli emarginati, dei deprivati di tutto, quando erano in vita, e della vita ora che sono morti. Una sorta di “Spoon River” di personaggi modicani. E infine “L’accalappiatempo” (2001)   

     Ora, la scommessa è fare il punto sulla sua produzione letteraria e capire come si posizione l’opera di Belgiorno accanto a scrittori iblei come Bufalino e Raffaele Poidomani.

                                         

                                                                     Gino Carbonaro
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2 commenti:

  1. Pubblicato, venerdì 7 novembre 2008, sul quotidiano "La Sicilia", pagina "Cultura & Spettacoli", p.22

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