2011/04/17

Wiki Fox , la volpe perlata



Wiki Fox 
Una storia di vita e di morte


                                         

di Gino Carbonaro


    Si chiamava Wiki Fox. Era una volpe perlata. La sua famiglia veniva dalla valle, ma si era trasferita in montagna per necessità. La caccia alla volpe era uno sport, per qualcuno. Certamente una guerra che l’uomo aveva dichiarato a molti animali. E la volpe era fra questi. E molti suoi antenati erano scomparsi sotto i colpi di fucile dei cacciatori.

    Ora, sulla montagna coperta di querce, con i freschi ruscelli che vi scorrevano e un panorama mozzafiato che si godeva da un roccione a strapiombo sulla valle,  la vita era bella, e tutti in famiglia avevano dimenticato il triste passato.

    Wiki Fox aveva sedici mesi. Era giovane, bella, ormai corteggiata dai volpacchiotti del vicinato che non riuscivano a resistere a quegli occhi ammalianti e alla eleganza di quella coda a ciuffo che teneva orizzontale al suo corpo.

    Wiki Fox ricordava tutto della sua infanzia trascorsa nella tana che la mamma aveva scavato sotto le radici di un tronco di rovere secolare.  Lì aveva  trascorso i primi mesi della sua vita. Allora, lei e i suoi tre fratellini facevano tutt’uno con il corpo della mamma, che si disponeva con delicatezza nella tana a forma di sacco, e loro, tutt’e quattro, si avventavano sui suoi capezzoli per succhiare il latte della vita. Ed era la felicità.

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Volpe

    Appena nata, Wiki Fox era rimasta per qualche settimana con gli occhi chiusi, però percepiva l’odore della madre, il suo calore, ed era lì tutto il suo mondo. Ed era con l’olfatto finissimo che capiva quando lei rientrava nella tana per nutrirli.

    Degli otto capezzoli di  Mamma Fox, a Wiki  era toccato quello che si trovava sotto la gamba, che la madre alzava per farla mettere a suo agio. Subito dopo Wiki Fox sentiva il tepore della coscia che si abbassava su di lei come una coperta, ed era sicurezza e felicità la sua.

   Lentamente, il caldo tepore del latte succhiato scendeva nel suo stomachino, e con esso calava un sonno sereno, e Wiki non si accorgeva più quando la madre la scostava dolcemente per ritornare fuori alla ricerca di cibo.

    Wiki Fox  restò in quel luogo protetto per più di un mese, sempre al riparo dalle intemperie e da cacciatori che spesso si spingevano in alto sulla montagna. Le tenevano compagnia i fratellini, con i quali imparò a giocare e ringhiare in attesa della madre che continuava a nutrirli e a leccarli a turno per tenerli lindi e puliti.

     Finalmente, venne anche per loro il tempo di andare a caccia. Di notte. Perché le volpi cacciano di notte. Uscirono tutti in gruppo. Papà Fox davanti, alla guida del branco, subito dopo Mamma Fox e tutti i fratelli, in fila indiana, anche se Wiki stava vicina alla mamma per paura di perderla.

                                                 

     Quella era una notte di una Luna piena, che all’orizzonte si levava lentamente come una dea dominatrice delle montagne, e si intravedeva fra i rami e le foglie degli alberi.

    Era una luce magica quella della Luna. Misteriosa. E Wiki ne sentì l’incanto, mentre notava che i profumi delle terre che attraversavano erano diversi, e la inebriavano. Papà Fox, sempre davanti, seguiva sentieri per lei sconosciuti calpestando erbe odorose. Crudo l’odore dell’erba ruta, acre il profumo della nepitella, inebriante quello del timo. A un tratto, il piccolo branco si fermò. Papà Fox alzò la testa verso il cielo, inalò fortemente un odore che proveniva da un punto dello spazio, appuntì la coda stendendola in orizzontale. Il capo branco aveva intercettato qualcosa. Immediato uno scatto verso un cespuglio di smilace. In un attimo Papà Fox aveva addentato una marmotta che, uscita all’aperto per godere la Luna di Settembre, la più luminosa dell’anno, aveva avuto la sorte di imbattersi in quell’abilissimo cacciatore.

    Mangiarono tutti con grande appetito. Prima i quattro piccoli, felici al loro primo assaggio di carne, poi, il padre e la madre consumarono quello che era rimasto.  

    Ora, la Luna era alta nel cielo. L’aria si era fatta più fresca. All’orizzonte si intravedevano le prime luci dell’alba. Il gruppo pensò di tornare a casa, mentre da lontano li accompagnava l’abbaiare di cani che intercettavano la presenza delle volpi.

    Questa la loro vita di notte. Ricerca di cibo e lunghe passeggiate in silenzio. Wiki Fox aveva imparato subito che la forza del gruppo era il silenzio, e per questo, i sentieri percorsi erano sempre gli stessi, camminando ove possibile sulle foglie di quercia, perché le foglie di quercia calpestate non fanno rumore.  Ma, in queste escursioni notturne Wiki aveva imparato che la linea retta non sempre era la più breve fra due punti. 

    Infine,  venne l’inverno. E cadde la neve che ricoprì di bianco il bosco e i sentieri. Ghiri e scoiattoli, ghiotti di ghiande, erano andati in letargo. I topi di campagna erano troppo piccoli per nutrire la famiglia. Conigli e lepri si erano diradati. Insomma, c’era poco da mangiare.

                               

    Fu allora che Papà Fox prese la dolorosa decisione di scendere a valle. Lì avrebbe trovato sicuramente qualcosa per nutrire la famiglia.

    Cominciò fra la neve il lungo cammino verso zone sconosciute. Finalmente  il bosco si diradò e il piccolo branco si trovò davanti a una fattoria dalla quale giungevano odori di vita. Wiki Fox capì che si trattava di volatili, e pensò alle gazze e alle cornacchie, ai merli che nidificano tra i rovi, alla maestose poiane e ai gheppi che fanno il loro nido sulle rocce, a strapiombo sul greto del fiume.

    Certamente, dovevano essere gustosi quei volatili di cui le giungeva l’odore. Da molti giorni quelle volpi non mangiavano e la salivazione era forte. Wiki Fox vide la madre allontanarsi dal gruppo, alzare il capo verso il cielo e concentrarsi in preghiera. Il Santo Protettore delle volpi avrebbe dovuto  aiutarli per entrare in quel recinto di cibo. Se l’Altissimo aveva dato loro la vita, avrebbe dovuto aiutarli a vivere, avrebbe dovuto aiutarli a placare la sofferenza del loro stomaco affamato. Fu proprio in quell’attimo, che Wiki intercetta un foro nella rete. Dio aveva ascoltato la preghiera! “Vittoria!” pensarono tutti insieme, mentre entravano nel recinto dove si trovavano sei papere. 

                           

Tante quante erano loro. Sei magnifiche papere nutrite, grasse, gustose che starnazzarono disperatamente fino a quando i denti aguzzi delle volpi fameliche e cacciatrici non spensero i gridi nella loro gola.     

                                    

    In quel momento di vita e di morte, anche le papere pregarono il loro Santo protettore, reclamando il loro diritto a vivere. Pregarono, le papere, con tutta la loro fede, chiedendo di essere aiutate, di essere salvate. Gridarono anche in una lingua sconosciuta: “Elì! Elì! Lamma sabachta mi!” “Dio! Dio! perché ci hai abbandonate!” Ma, il Dio delle papere, quella notte di Luna serena e tranquilla, riposava su un letto di nuvole coperto da un piumone di penne di oca. O, forse, era in viaggio di lavoro verso lontani spazi siderei dell’Universo. Di fatto, nessuno parve udire il pianto di dolore di quelle creature terrorizzate. Nessuno ex-audì le loro preghiere.

    Intanto, il fracasso delle papere aveva fatto svegliare i padroni di casa. Il  recinto fu inondato di luce. Il silenzio della notte fu squarciato da sei colpi di fucile che raggiunsero l’obiettivo. Solo Wiki Fox ebbe la forza di uscire dal recinto per fuggire. Ferita, terrorizzata, correva, correva con quanta forza aveva nelle gambe sino a sentirsi scoppiare i polmoni. Senza fermarsi mai, si dirigeva sempre correndo verso la montagna.

                           

    Era l’alba quando raggiunse la sua tana. La Luna tramontava dietro le montagne. Il sole cominciava a colorare il cielo di una nuova aurora. Wiki  sconvolta e tremante trovò conforto nel leccarsi le ferite. Capiva intanto che la vita è una guerra senza esclusione di colpi. Che la vita e la morte fanno parte dello stesso disegno del destino.  Ora, ebbe l'esatta percezione di essere veramente sola. Tanto pensava mentre il cielo si colorava di un rosso cremisi. 

     Con la luce spuntava l'alba di un nuovo giorno. La fame, non ancora sopita la sospinse a lasciare la tana per cercare qualcosa da mettere sotto i denti. Lo stomaco ha le sue ragioni che la ragione non può disattendere.

                                                                       Gino Carbonaro