2013/06/05

Tigna e rogna

Tigna e rogna

                                                    di  Gino Carbonaro


    Tigna e rogna erano due temute malattie contagiose che affliggevano l’umanità di una volta. La tigna colpisce ancora oggi uomini e animali ed è causata da un fungo che colonizza qualsiasi parte del corpo, più spesso attacca il cuoio capelluto e le zone dell’ano e del pube, provocando prurito irresistibile. La tigna (un fungo) si intercetta perché la parte infetta forma un cerchio arrossato (ring worm, in inglese) che fa pensare vagamente a un piccolo atollo che si allarga lentamente facendo cadere peli e capelli.

   Nel siciliano antico, la persona calva veniva detta dispregiativamente tignusa, proprio perché senza capelli restavano coloro che erano afflitti dalla tigna. Impossibile era liberarsi dal fungo, che alcuni curavano spalmando la zona infetta con pece bollente: un rimedio che era peggio del male. Oggi, chi viene contagiato dalla tigna, può curarla cospargendo la parte infetta con pochi grammi di semplice bicarbonato in polvere. 

     La storia racconta che, Vittorio Alfieri fosse affetto da tigna che gli aveva fatto perdere tutti i capelli e anche per questo era costretto a portare la parrucca. La rogna, come la scabbia, è provocata da un microscopico à caro che si insinua sotto la pelle; scava cunicoli sottocutanei provocando prurito intenso e irrefrenabile. Chi veniva colpito dalla rogna era detto rognoso, e considerato individuo abietto, spregevole, da tener lontano come un appestato. In siciliano gli aggettivi rognoso e pidocchioso erano sinonimi di lurido, immondo.
  
     La suocera di Concettina, definendo la nuora con l’appellativo di rugnusa e tignusa, per una sorta di magia simpatica le augurava che potesse infettarsi con quella malattia. Oggi rogna e scabbia, si curano con zolfo in polvere spalmato direttamente sulla parte infetta della pelle. Ma la suocera di Concettina non lo sapeva. 

                                                   Gino Carbonaro


Da.. "La Donna nei Proverbi Siciliani" di Gino Carbonaro, Thomson 2003, Oxford. UK  

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