2015/04/21

Titì Scucces, un gentleman Ibleo Farmer-allevatore

SCUCCES

Una azienda, una realizzazione, un incanto



                                       Ai (Armonia)

                                                     di Gino Carbonaro


Caro Titì,

Hai invitato me e Claire a visitare la tua azienda. Ma, tutto avremmo potuto immaginare, tranne che entrando in questa realtà di sogno avremmo trovato un pezzo di Sicilia che pensavamo non potesse più esistere. 

Una campagna immensa, che si estende a vista d’occhio, recintata per chissà quanti chilometri. Una natura incontaminata, con vegetazioni arboree e prati ricchi di erbe e fiori della macchia mediterranea. Panorama mozzafiato dal quale si intravvede il mare in lontananza. Un silenzio da incanto. Un profumo di natura, da favola. E animali vaganti, sereni, salutivi, i tuoi bovini, di una bellezza 
e di una dolcezza incredibile.

I nostri occhi non si saziavano di guardare. Ora, era il cielo incredibilmente azzurro e sereno, di una bella mattina di primavera. Ora il flebile movimento dell’aria che faceva muovere le foglie degli alberi, ora la frescura dell’acqua ove si abbeverano gli animali. Tutto incredibilmente sereno. L’atmosfera? Da Arcadia antica.   

Ed è in questo contesto che tu allevi le tue mandrie di bovini. Bovini da carne che qualcuno avrebbe potuto chiudere, imprigionare in un recinto, mettere all’ingrasso artificialmente, ma che tu invece fai vivere liberi: liberi gli animali, incontaminata la campagna, per realizzare una sorta di circuito che parte da Madre Terra che dona la vita, passa all’animale che si nutre e restituisce poi ancora il suo ritorno alla terra, in una sorta di ciclo perpetuo naturale.

Fu allora che richiamai alla mia mente il concetto di “Armonia”. E’ fu illuminazione alla quale sono pervenuto proprio in questa occasione, ammirando estasiato questa azienda agricola, questo gioiello di intelligenza e di attenzione, che è forse la cosa che più ti sta a cuore e contribuisce a dar senso alla tua vita. Perché proprio tu, amico mio, hai realizzato quello che per tanti altri è un sogno e per te è invece l’espressione della tua filosofia della vita, del tuo rapportarti con il mondo, con gli altri secondo tuoi inderogabili, nobili e convinti principi che io chiamo valori.

E posi, ricordo bene, questa tua realizzazione sullo stesso piano dell’altra tua creatura che è il Teatro Donnafugata di Ibla. Teatro, l’uno, dove si ascolta musica e bel canto, ma dove tutto è gestito e realizzato secondo una grazie e una logica che sono figlie della Armonia, e subito dopo (o prima?) Azienza Agricola dove tutto ha le connotazioni della musica, dove il concerto è offerto dalla natura e tu ne sei il Direttore.

Questo mi trovai a dire, perché  in entrambe le tue realizzazioni io ho rilevato un comune denominatore che è il principio dell’Armonia. E tu, l’uomo, che sei alla base di tutto. Qui, da queste realizzazioni io deduco la tua filosofia dell’esistere. La sua intelligenza. La tua sensibilità. Il tuo amore per la bellezza e per l’armonia e ancora per la società nella quale ci troviamo a vivere. 

Certo nel tuo operare c’è anche amore e rispetto per la vita degli animali, per la natura, per una economia scrupolosamente fondata sulla ecologia, sul rispetto e sulla onestà. Valori che oggi sembrano dimenticati. Obsoleti. Ma, che nel tuo modo di pensare vivono con-legati fra loro, tenuti insieme da un sottile e delicato rapporto che crea armonia.

Ancora di più mi fu tutto chiarito quando, osservando la serenità di quella campagna in fiore e delle sue creature, tu, Direttore del tutto, dicesti a me che ti ascoltavo, che la Natura è come un pianoforte che tu devi imparare a conoscere, prima, ad amare, e infine a suonare.

E l’uomo? L’agricoltore?  E’ un concertista che ausculta il linguaggio della natura, ne registra la salute, ne intuisce i bisogni,  e interviene con dolcezza cercando di far parte lui stesso del grande concerto della vita, dove tutto è fondato sul rispetto.

E dopo questa tua affermazione, ti ho percepito ancora di più uomo spiritualmente e culturalmente ricchissimo. Tu che hai fondato il tuo lavoro sul rispetto della natura, sul rispetto degli animali, e degli uomini, inserito come sei in un contesto agricolo-naturale incontaminato, così come richiede lei stessa (la campagna) e così come va conformandosi da sola, con erbe e prati e foraggi che l’uomo aveva (o avrebbe) distrutto seguendo la direttiva dello sfruttamento indiscriminato della natura mirato solo al guadagno.

Ed ora che tu hai liberato la tua campagna e le sue creature dall’incubo dell’uomo dominatore, che per costume tende a dominare, a schiavizzare, tu con la tua attenzione, il tuo amore, la tua filosofia, hai restituito  a quelle terre il sorriso dolce fra bucolico e georgico con il quale tu ti rapporti e dialoghi con la natura .

Che possa il tuo esempio essere seguito da altri. Se tutti si comportassero così come fai tu, il mondo sarebbe un altro. Sarebbe diverso. 
Grazie di tutto.Grazie per quello che ci hai insegnato

                              Claire & Gino


      

  





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2015/04/20

ARMONIA anima della Natura


ARMONIA
in
Arte Musica Natura Società




Armonia


di Gino Carbonaro





Ci si chiede spesso perché l’uomo ama l’arte, la poesia, la musica, il teatro. Ci si accorge poi che è nell’arte che gli umani intercettano il concetto di armonia. I Greci che avevano intuito la bellezza delle arti, le avevano considerate mezzo che metteva in contatto uomini e divinità, e per questo le avevano considerate figlie delle “Muse”, mentre “Armonia”, restava divinità suprema, che conteneva tutte le bellezze contenute nel “Kòsmos”.


Ma, è vero che ogni uomo va alla ricerca dell’armonia in ogni momento della sua vita. Da quando apparecchia il tavolo a pranzo, e dispone posate e bicchieri in un rapporto che tiene presente le leggi della simmetria e dell’equilibrio. Meglio ancora se può accostare al tutto un vasetto di fiori. Lo stesso principio è presente quando si vuole scegliere la cravatta adatta al vestito che si indossa.





Ma, sacerdotesse della dea Armonia sono soprattutto le donne che mirano a porre in equilibrio armonico il loro vestiario e l'acconciatura dei capelli, facendo altresì uso di “kosmetici” che sono, come dice l’etimo, prodotti di quella bellezza che è figlia del Kòsmos, cioè dell’Armonia.


Aspirare a vivere in armonia con se stessi, con gli altri, con la natura, è necessità dovuta al fatto che l'armonia si ritrova raramente nella vita di tutti i giorni. L'esistenza umana è spesso accompagnata dalla presenza di eventi che sono in dirittura di collisione fra loro creando disordine, dunque disarmonia. 

Arroganza, e poi ancora, violenza, invidie, ingiustizie, guerre che gli uomini combattono quotidianamente per difendersi, cautelarsi o primeggiare, provocano sofferenza, dolore, che alimentano amarezze e delusioni da cui possono germogliare rabbia e aggressività. Insomma, circoli viziosi di caos e disordine nel quale l'uomo disperde preziose energie.


Disarmonia, dunque, è una costante delle società nelle quali viviamo, dove il più delle volte ognuno di noi tende a vivere per se stesso nel tentativo di appropriarsi anche di quello che non è suo.


Ed è chiaro che dove c’è disarmonia non ci sono punti di riferimento, e ognuno si trova a brancolare solo per se stesso nell’angoscioso buio delle incertezze e della insicurezza, incapace di capire quali sono le coordinate di una vita che in definitiva è destinata a finire.


I Greci, per primi, e Platone in particolare, considerarono Armonia elemento fondamentale delle società, obiettivo nella formazione pedagogica dei giovani, e, danza e musica, pittura e poesia furono poste come oggetto di studio nella formazione dei giovani e dei filosofi, cioè degli uomini di quel tempo.   


Non sorprende, dunque, se nelle società buddiste, confuciane e shintoiste il simbolo che viene tuttora esposto in alcune abitazioni e in tutti gli uffici pubblici è proprio l’ideogramma dell’Armonia,




Ai 
(Armonia)


che è obiettivo e valore massimo, sacrale, al quale ogni uomo, ogni famiglia, ogni società deve mirare.


Ed è ancora in quel simbolo, che è contenuto il concetto di rispetto. Rispetto per tutto: per i diritti degli uomini, per quelli degli animali e della natura. Rispetto che implicitamente comprende il concetto di dovere, di quello che noi dobbiamo agli altri, e implicitamente contiene il concetto di sincerità e di onestà.


Onestà è termine che deriva dal latino “onus” che vuol dire peso. Perché chi è onesto è “onusto”, se porta sulle spalle il peso di un dovere, di una continua responsabilità morale nei confronti degli altri. Anche l’onestà come il dovere applicati alla vita di tutti i giorni sono figli dell’Armonia, valori inderogabili. Sublime obiettivo dei viventi.


Gino Carbonaro

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2015/04/15

Giovanni Cultrera: Eccellenze Iblee e altro ancora in Musica


Elogio al pianista e Direttore artistico 
del Teatro Donnafugata di Ragusa Ibla 

M° Giovanni Cultrera

 di Gino Carbonaro
















                                             M°  Giovanni Cultrera 
                                                      Pianista


Nanni carissimo,

Sono felice per te.
Il tuo intervento costante, delicato, sensibile nel campo della musica in questa Sicilia Sud-orientale è eccezionale, 
e cresce a vista d'occhio.

L'altro ieri sera, nello spettacolo delle Eccellenze Musicali Iblee (e non solo) abbiamo capito quanto sia socialmente importante il tuo ruolo.

I giovani che studiano musica devono avere una meta, un obiettivo, una finalità. Hanno bisogno di avere un confronto,
di avere dei destinatari, degli ascoltatori 
per poter verificare il livello dei propri studi.

Esibirsi per una Serata d'Eccezione 
al Teatro Donnafugata, e poi per  mesi vivere
nel ricordo di quelle ovazioni, di quei sinceri consensi 
di  un pubblico sempre più consapevole,
di nutrire i propri studi con quei riconoscimenti 
che sono il lievito della vita e dei loro studi.

Anche tu Giovanni hai bisogno di feedback,
hai bisogno di sapere che il pubblico ti stima
e che tu sei sulla strada giusta. 
D'altro canto è un tuo diritto. Te lo meriti.

Ma al consenso, non va disgiunta una responsabilità,
un obbligo: quello di gestire sempre con la dolcezza del tuo carattere il tuo amore per la musica, e con la tua intelligenza.

Il pubblico ti aspetta e si fida delle tue scelte.
Il successo del Teatro Donnafugata è certamente dovuto 
al fatto che a Ragusa Ibla c'è un Teatro,
ma senza una attività musicale, questo Teatro  
sarebbe una scatola vuota,
una forma senza contenuto
un cantante che non ha voce. 

Tu hai dato un'anima al tutto.
Hai dato un nuovo senso anche alla tua vita.
Nessuno ti può sostituire e tutti ti dobbiamo qualcosa 
e per questo ti sosteniamo.
Parlo al plurale perché so che altri
sottoscriverebbero quello che sto affermando.
Di certo molte di quelle occasioni ti sono venute incontro,
ma tu le hai saputo cogliere, valutare, valorizzare.
La richiesta di gestire il Teatro Donnafugata
è venuta dall'avvocato Titì Scucces, da un uomo
dall'intelligenza sottile, grande intenditore di musica, 
che nella gestione delle cose
usa anche l'olfatto insieme agli altri sensi
e aveva capito che tu eri l'uomo che lui cercava.

Ma, anche Ruben Micieli rappresenta per te 
una occasione che ti è venuta incontro.
Un musicista con questo talento (parlo di Ruben)
non nasce tutti i giorni. Ed è vero che 
sei stato tu a scoprirlo, seguirlo e valorizzarlo, 
incoraggiandolo facendogli acquisire 
l'identità del concertista puro.

E Ruben ricambia volendoti bene, 
è felice dell'affetto con cui lo guidi 
nella difficile strada del successo. 

Ora sei sulla "Nave Ammiraglia", 
procedi maestoso, ma mai impettito, 
sicuro di te, ma sempre attento a non sbagliare,
e noi tutti siamo felici per te, 
per quello che dai a tutti noi,
per quello che dai alla società siciliana.

La musica è la vera religione dell'uomo.
E tu sei uno dei suoi sacerdoti.
Questo appuntamento con le Eccellenze Iblee
(e non solo, va aggiunto)
del 12 aprile 2015 è stato un successo. 
Ha fatto capire che in tutte le cose della vita
la funzione crea l'organo. E da queste (funzioni) 
emergeranno nuove speranze e una società migliore e
culturalmente più alta. 

Devo dirti grazie per averci fatto conoscere il "Trio Rosado",
con Santi La Rosa, pianista delicatissimo e attento nel sostenere la sicurezza interpretativa del violinista Rosario Salvatore Licitra e il clarinetto dalla voce "unica, splendida" di Donata Malpasso. Stupendo questo trio per l'affiatamento del gruppo nella interpretazione di Milhaud e di un  potente Shostakovich.

Grazie per l'assolo del violoncellista Riccardo Casamichiela per la sua sicura ed equilibrata interpretazione di Bach, e ancora grazie per il ventaglio delle cantanti che si sono esibite, e tutte dotate di grande studio e e capacità interpretative (chissà che fra queste non ci sia una Callas).  E cito i soprani Emanuela Sgarlata, Miriam Carsana, Giulia Mazzara, Maria Grazia Caruso, Martina Coppola e il tenore Dario Pometti.

Ma è d'obbligo ricordare quello è stato presentato come l'enfant prodige della serata, il quindicenne pianista Nicolò Cafaro che si è cimentato con un delicato e non facile Chopin e un complesso Scrijabin.  
           
Dulcis in fundo, lasciami dire, va considerata
la maturità interpretativa della pianista 
accompagnatrice Arianna Aurnia,
musicista dalla sensibilità struggente.

Abbraccio e stima

Gino