2017/02/14

CARNEVALE e le altre Feste - 07 - di Gino Carbonaro


CARNEVALE


07  Carnevale e le altre feste

                                                       di Gino Carbonaro 


Una differenza fra il Carnevale 
e le feste comandate esiste, 
soprattutto perché diverso 
è il modo di atteggiarsi dei partecipanti.

     In tutte le feste che non sono Carnevale, le persone tendono ad assumere atteggiamenti formalizzati, sanno come comportarsi, che cosa è giusto fare e cosa è giusto non fare, procedendo sempre con sicurezza all’insegna del pre-visto, del pre-ordinato, del pre-disposto.

     Ogni movimento, azione, comportamento dei partecipanti, è tenuto rigidamente sotto controllo. Tutto si sente gestito da una logica centralizzata, di chi detiene la verità e il potere e che pertanto ha diritto di ordinare (di garantire l’ordine, si intende) così come vuole la tradizione e il ripetersi del rito.
  
Processione in Festività religiosa


In queste ricorrenze festeggiate, un protocollo più o meno rigido prevede tempi, formalizza ruoli, assegna e disciplina le parti, tende a mettere i personaggi, gli eventi e le cose in bella copia, nel meglio del loro essere-per-gli-altri.

     Nulla in queste performance può essere affidato al caso o alla improvvisazione, meno che mai il comportamento dei partecipanti, ai quali non è consentito commettere gaffe, o, cedere alle volgarità, e le possibili manifestazioni di gioia o di affetto risultano pur esse controllate, formalizzate, né possono varcare mai i limiti del decoro.

     Nelle festività religiose, la cosiddetta "devozione" ai Santi e il tripudio che si accompagna al rito, si convogliano nell’andamento volutamente solenne e maestoso di austere, serpeggianti, chilometriche processioni, alle quali sono invitate le Autorità civili e religiose, il Potere, insomma, sempre largamente rappresentato e gerarchicamente distribuito, che per l’occasione sfila in gran pompa e nel più deferente silenzio. Più che di feste, si tratta di rituali seri (la festa vera e propria è un’altra cosa e segue, semmai, i  riti); riti che avvolgono tutti i partecipanti in un alone di sacralità che promana dall’evento (grandioso) o dalla figura del personaggio che si intende celebrare.

Tono solenne e “serioso”, con immancabile parata di potere, è quello che si registra in queste feste ufficiali e formalizzate, dove è consentito sorridere, ma nessuna deroga e concessa al contegno dei partecipanti, proprio perché qui tutto è stato organizzato secondo Ragione, ed ora tenuto ragionevolmente sotto il suo controllo. Impensabile, quindi, proprio perché contrario al senso stesso della festa, ogni e qualsiasi concessione alla improvvisazione e alla casualità. 

Processione sacra


     Nessun legame di parentela, dunque, fra queste ultime e il Carnevale. Se le festività religiose e civili sembrano esprimere la volontà di un mondo che aspira all’ordine per dimostrare a se stesso che tutto può essere tenuto sotto controllo dalla ragione, dagli organizzatori, o da chi detiene il potere; nel Carnevale, invece, si sente un altro bisogno, totalmente opposto semmai, che è quello di non voler pensare a niente, di non voler gestire e dimostrare niente a nessuno: né prove di abilità, né prove di forza, né parate di potere reali. 

Carro allegorico a Viareggio
  
     Se bisogno c’è nel Carnevale, è semmai quello di rendere discutibili quei valori, di mettere in dubbio quelle certezze, attaccando, con l’arma della beffa quel mondo tronfio, che ostenta la sicumera di falsi trionfi, il rispetto di discutibili valori, la fede in una indiscussa religione, i cui principi si vogliono indiscutibili e assoluti.

     È in questa realtà che si inserisce surrettiziamente la Filosofia del Carnevale.

     Alla serietà che fa da supporto a quasi tutte le ricorrenze festeggiate, il Carnevale contrappone la burla e la beffa. Alla tanto decantata coerenza della Logica, ai principi di identità e di non-contraddizione, che rendono possibile lo sviluppo delle scienze e il dominio del mondo, il Carnevale contrappone l’Assurdo, il Paradosso, la Contraddizione, il superamento del concetto del limite, l’Impossibile, l’Irrealizzabile, piegati tutti a categoria del Possibile. All’Ordine oppone il Disordine. Al Previsto e alla mancanza di novità di un mondo scontato e convenzionale, alla routine della vita, che spesso si avvita su se stessa, contrappone l’Inconsueto, l’Imprevisto, la Novità, la Sorpresa. Ai grandi accadimenti della storia che vengono periodicamente rievocati e celebrati nelle ricorrenze festeggiate, il Carnevale contrappone le sue parate di Potere Precario, la Banalità, l’Effimero, quasi a voler sottolineare la vanità/inutilità di ogni e qualsiasi sforzo umano. Ad un mondo dominato dai concetti-valore di Decoro, Contegno, Decenza, Buone Maniere, Garbo, Self-control, il Carnevale presenta il suo protocollo invertito di valori, dove alla Logica e alla Ragione vengono a mancare le coordinate spazio-temporali, punti di forza per potere avere un controllo quale che sia del reale, dei non-sense, del non-comprensibile, del non-credibile, che risaputamente de-limita, sopraffà, disorienta l’uomo e la ragione alla quale lo stesso si affida.

    A Carnevale, ogni logica coerente e consonante è bandita. Qui non esiste più il prima né il dopo, non esiste, il tuo, né il mio. Non esistono doveri, né gerarchie sociali. Non esistono leggi o imposizioni di alcun genere, né logica consequenziale, né ordine, né addetti alla gestione di un ordine. L’unica legge, semmai ve ne è una, è quella di non aver legge.


Lo specchio

               Realtà                                     Carnevale

1
 Serietà
Beffa   Burla

2
 Logica
 Ragione
Assurdo, contraddizione
Paradosso

3 
Ordine  
Disordine
Trasgressione, Follia, Caos

4
Previsto
Imprevisto

5
Routine
Lavoro
Novità, Diverso
Diver/simento

6
Parate di potere
Autorità impettite
Parate trionfali

Satira del Potere  
Carri allegorici

7
Verità uniche
Doppiezza delle verità
8
Gerarchie sociali
“No” alle gerarchie!

9

Legge
Anarchia
L’unica Legge?
Non avere legge!

10
Condizionamento
Repressione
Libertà / Liberazione

11
Catene
Lo scatenarsi

12
Progetti assoluti 
Effimero, Precarietà
13

Tristezza - Amarezza
Allegria
14

Solitudine
Aggregazione
15

Malessere della vita
Benessere
16

Desideri repressi
Desideri realizzati

17
Serietà barbosa
Scherzi e Sorriso

18
Realtà
Irrealtà, Realtà capovolta

19
Dolori
Gioia

20
Maschera e Mimetismo 

Sogno, Alienazione

CARNEVALE: La Befana - 6 - di Gino Carbonaro



Carnevale


06   Inizio del Carnevale
         La Befana

                                                    di Gino Carbonaro 
           

     Ad aprire il periodo del Carnevale di una volta era la Befana. Una vecchia donna dotata di poteri magici che appariva all’inizio dell’anno, e volava a cavallo di una scopa per spazzare le strade del nuovo anno, e buttare nel letamaio del mondo tutti i mali che da sempre affliggono l’umanità: angosce, preoccupazioni, malattie, miseria, fame, guerre e quant’altro, ma soprattutto per allontanare dalla mente degli umani l’idea sempre incombente della morte. Perché, tanti sono i mali che affliggono l’umanità, ma due sono i più temuti:

Il primo dei mali
è quello di “poter” morire
in qualsiasi momento.
Il secondo dei mali
è quello di “dover” morire
in ogni caso.

    Per questo, a Carnevale, c’è chi indossa il costume e la maschera della morte. Il sillogismo inconscio che presiede a questa scelta è il seguente:

La Morte può uccidere tutti tranne se stessa
Ora, io sono la Morte
Dunque, io non posso morire


  
Carro allegorico della morte
                                              Rio de Janeiro

     Se il pensiero dei mortali è rivolto a tenere lontani i mali sempre possibili e incombenti, l’obiettivo del Carnevale è quello di far gioire gli umani, di far dimenticare, di rendere tutti fratelli, per vivere insieme in un mondo dove gli uomini possono stare gli uni accanto agli altri, senza paure e angosce, senza temere l’uno dell’altro.
       
     Carnevale è uno spazio-tempo dove tutti gli uomini, ricchi e poveri, nobili e plebei, vecchi e bambini, maschi e femmine, dismesso il vestito-maschera che indossano quotidianamente, si uniscono in unione e com-unione, insieme, sempre protetti da una maschera altra, che cancella la definizione di ruoli, ricchezza, età, sesso ed esorta a vivere per qualche giorno in un mondo protetto, mondo di pace, divertimento, felicità e benessere. Ed è prova che..
  
Pace e amore
nella sicurezza e nel benessere
aspirazioni dell’uomo

Facendo un passo indietro, va detto che in alcune parti della Sicilia (Scicli) l’inizio del Carnevale era dato dal “Currieri”, un uomo coperto con pelli di pecora, col viso sporco di fuliggine, con un bastone e un fazzoletto femminile in testa, che scendeva dalle colline circostanti sbatacchiando una campana di pecora. Al suo apparire, una frotta di bambini gli andava incontro gridando gioiosa, per deriderlo e disturbarlo, mentre le donne si affacciavano da porte e balconi invitandolo ad entrare in casa per offrirgli qualcosa.
   
     Ma, l’inizio del Carnevale non era ovunque e dappertutto lo stesso A Modica, per esempio, verso la metà di gennaio (ma il giorno non era definito) qualcuno si affacciava a sorpresa ad una porta di casa, recitava un indovinello, e si allontanava senza aspettare la risposta. Questo era il segnale che si era entrati nel periodo di Carnevale. Tutti sentivano che l’atmosfera era mutata e lentamente si cominciava a gara a recitare indovinelli
    
A Mamoiada, nella Barbagia, fino a qualche decennio fa, l’inizio del Carnevale era dato dai Mamuthones che adottavano uno schema simile a quello del “Currieri” di Scicli.



Mamuthones, Mamoiada, Barbagia

Alcuni uomini (e solo uomini) si recavano “fuori” del villaggio per recarsi nella “Casa della vestizione”. Qui, indossavano, quasi cerimonia sacrale, il “gabbanu orbace”, giubbotto di pelle di capra, un fazzoletto da donna in testa, e sul viso una raccapricciante maschera di legno dipinta di nero. Qualcuno, poi, li aiutava a caricare sulle spalle un numero enorme di campanacci di diversa misura legati fra di loro. Così travestito il gruppo degli spaventosi Mamuthones lasciava la casa della vestizione per dirigersi molto lentamente verso il paese, simulando uno strano movimento con il quale in sincronia, i Mamuthones battevano forte il pavimento con gli scarponi, scuotendo all’unisono i campanacci. Giunti in paese percorrevano strade e vicoli, sempre battendo il pavimento, accompagnati dal ritmo tenebroso dei campanacci.



Mamuthones, Mamoiada, Ottana

Il tutto si concludeva in una bettola, dove i Mamuthones deponevano la maschera, si asciugavano il sudore e bevevano alla salute di chi offriva da bere.

Da questo momento, era festa per tutti, e tutti, da soli o ingruppo, uomini e donne, vecchi e bambini convergevano mascherati in piazza per partecipare al grande ballo di Carnevale.


CARNEVALE: Curriculum vitae - 5 - di Gino Carbonaro



CARNEVALE


05    Carnevale: Curriculum vitae

                                                   di Gino Carbonaro


Carnevale è la prima festa dell’anno, così come
lo erano Baccanali greci e Lupercali latini,
oggi definiti feste primaverili.
Tutti collegati con cicli astronomici.
  
      Carnevale non ha una data di nascita definita, non è segnato sui calendari, non è festa religiosa. Se è figlio dell’uomo, è figlio non riconosciuto, evento da cui si vuole prendere le distanze, evento da relegare nella pattumiera delle cose inutili. Fenomeno incomprensibile, che la coscienza cosiddetta morale tenta di rimuovere.

     Quando, dopo il 22 dicembre (solstizio d’inverno) la Terra inverte il suo corso, e l’anno nuovo si prepara a rinascere,[1] tutta la Natura, e con essa gli uomini della Terra,[2] sentono che un anno sta per chiudersi, e un altro anno sta per rinascere con la nuova ed eterna ruota delle stagioni.  Così, come si risveglia la Natura - si pensi ai mandorli che si ricoprono di fiori stupendi, agli uccelli che si preparano alla stagione degli amori - così, gli uomini arcaici e primitivi, già nella notte dei tempi, si preparavano anch’essi ad assumere comportamenti propiziatori, per un nuovo anno che prometteva forme di rinascita e di rinnovamento.
Il principio era chiaro:

Ruotava la Terra attorno al Sole?
Tutto doveva ruotare in questo mondo,
anche la cattiva sorte,
anche il Destino.
     
     Dunque, “Anno nuovo vita nuova!” Ed è forma di speranza nel sempre auspicato possibile-necessario cambiamento della realtà. E, con l’anno nuovo che rivestiva di colori la natura, la vita doveva certamente essere diversa e migliore anche per l’uomo.
       





[1] Ancora oggi, a mezzanotte del 31 dicembre si è soliti essere insieme ad amici, per accogliere gioiosamente l’arrivo del nuovo anno, mentre qualcuno si fa carico di sparare all’anno che va via. Il vecchio anno è associato al ricordo di qualcosa che si vuole dimenticare, eliminare, uccidere, mentre al nuovo anno è accreditata la fiducia sostenuta dalla speranza che la sorte sarà benigna con noi.        

[2]  Va considerato in questa sede l’impegno con cui i Cinesi festeggiano l’arrivo del nuovo anno.